Scout e Unità d’Italia
In questo giorno così importante per la nostra amata Patria, per cui anche tanti scout hanno lottato, vogliamo condividere uno stralcio del messaggio di Capo Guida e Capo Scout - in occasione del Thinking Day - che riteniamo bellissimo, profondo e sicuramente attuale.Buon Compleanno Italia !!!
“Come un compleanno rende un giorno del tutto speciale, così la ricorrenza del 150esimo dall’Unità d’Italia rende quest’anno diverso da tutti gli altri…
… ricordare questo bel compleanno del nostro Paese, ci offre l’occasione per affiancare il nostro essere scout al nostro essere cittadini e cittadine di questo Paese.
Un primo pensiero va alle donne e agli uomini d’Italia che si sono adoperati come cittadini attivi, spendendosi nei più disparati ambiti della società civile, facendo la propria parte perché la varietà delle esperienze, delle competenze, delle provenienze, delle culture, dei dialetti, delle tradizioni, …. potessero ricomporsi nella concordia di un’unica Nazione.
E molti di loro hanno indossato l’uniforme scout!
Non possiamo però dimenticare che, in questo nostro tempo, come agli albori della nostra storia, incombono sul futuro dell’Italia numerose spinte che, enfatizzando particolarismi, localismi, razzismi, egoismi di piccolo o grande rilievo, rischiano di innalzare barriere anziché di aprire le porte dell’incontro, della tolleranza e della convivenza armoniosa di culture e religioni diverse.
Ci sembra che tutti questi modi di pensare siano purtroppo solo una parte delle degenerazioni che deturpano l’immagine del “buon cittadino” tanto cara al nostro fondatore ed anche a noi.
Ci chiediamo allora, oggi come all’epoca dell’unità d’Italia, a quali modelli, maestri e, soprattutto, testimoni poter fare riferimento, in questo tempo di troppi “indecorosi” spettacoli che riempiono le cronache e che scandiscono i palinsesti televisivi. L’adulto che riceve oggi quel testimone, passato di mano in mano tra generazioni di cittadini italiani, fa forse più difficoltà a vivere con serietà e coerenza un ruolo da protagonista, in grado di raccogliere con coraggio le sfide del mondo contemporaneo. E così, ad una crisi sociale ed economica, se ne affianca un’altra che mina l’essenza stessa della persona.
… è allora per noi [questa] l’occasione per riaffermare che lo scautismo, specie quello cattolico, sente forte il dovere di rispondere con l‘EDUCAZIONE al degrado valoriale, alla perdita di modelli di riferimento stabili, alla cultura dell’apparire e del sopraffare l’altro ad ogni costo, alla mercificazione della donna e quindi, in buona sostanza, al venir meno di un nitido orizzonte di senso; ed in questo ci sentiamo rafforzati dalla scelta della Chiesa italiana di identificare nell’educazione la parola chiave per la pastorale del prossimo decennio.
Di fronte ai pessimi esempi che ci sono dinanzi, lo stile dell’esploratore, capace di osservare, dedurre e agire così come l’impegno della Promessa e la positività della Legge scout, ci sembrano essere la strada maestra da battere, evitando di lasciarsi andare a lamenti inutili quanto scontati.
Ogni scout desidera certamente essere protagonista e pensare al futuro proprio come a quello del proprio Paese, esprimendo correttamente e, se necessario con determinazione, il proprio pensiero ed eventualmente il proprio dissenso rispetto a scelte contraddittorie, ingiuste ed irrispettose dell’uomo e dell’ambiente.
L’AGESCI, consapevole dell’urgenza educativa di questo tempo, impegna giovani e adulti in un rapporto autentico, perseguendo la genuinità di relazioni vere, serie e profonde, che a fianco di giovani, protagonisti e non semplici spettatori, impegna degli adulti desiderosi di testimoniare una cittadinanza attiva, responsabile e decorosa.
…. Buona parte di quelli che hanno lottato e sono morti per l'unità d'Italia erano giovani, talvolta giovanissimi! Che cosa possiamo fare, oggi, noi ragazzi, noi giovani, noi capi, perché l'Italia sia più unita e perché si costruisca un Paese con l'obiettivo del Bene Comune?
Per fare questo crediamo sia importante non chiuderci nelle nostre sedi, ma aprirci alla realtà nella quale siamo inseriti, vivere esperienze di conoscenza e di vita con le persone considerate normalmente “diverse” per colore della pelle, provenienza, religione, per conoscerli ed imparare a rispettarli, facendo memoria di quelli che ci hanno preceduti, dalle “Aquile Randagie” a Don Peppe Diana, solo per citare due esempi.
… ancora una volta, un impegno ad “essere”, prima ancora che a “dire” o “fare”, adoperandosi per “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”, sapendo reagire al pessimismo ed alla voglia di tirare i remi in barca.
Buona Strada.”