Cronistoria di un sogno realizzato
C’era una volta un ragazzo appassionato di montagna… anzi no un giovane scout innamorato della montagna… meglio ancora un gruppo di giovani scout uniti dall’amore per la natura…
Come la iniziamo iniziamo, questa storia ha comunque il sapore di una favola. Quando da piccoli ci raccontano delle storie fantastiche, sempre naturalmente a lieto fine, quelle che sentiamo sono in realtà non delle semplici fiabe della buonanotte, ma la realizzazione dei nostri sogni più nascosti.
Allora questa nostra storia forse dovrebbe iniziare così:
C’era una volta una valle incantata, faticosa da raggiungere nascosta com’è dietro il “doss”, con pochi prati e tante gole terribili, in cui il torrente a fatica si infila e si fa strada accarezzando o scrostando inesorabilmente massi granitici, già modellati da millenni di impressionante lavorio del ghiacciaio, prima aspra e sassosa, poi boscosa e spettacolare nell’anfiteatro di Coeder… Dalla notte dei tempi si narra di padre in figlio che tutto ciò è stato fatto dal buon Dio ma non si sa se fra le prime opere della creazione, quando era ancora inesperto e perciò maldestro nel combinare gli elementi, oppure alla fine della biblica giornata, quando, stanco, mise insieme a caso ciò che gli era rimasto dal gran lavoro fatto per creare le altre valli… e questo per giustificare, con ironia, l’asprezza dell’ambiente, appunto avaro di cose facili e comode, quanto ricco di bellezze naturali e di acque. Ma non è vero che questa valle sia malfatta, questa valle è diversa da ogni altra valle, perchè è unica. Questa valle è la Val Codera!
Ed è in questa valle incantata che Andrea voleva andare. Una valle e una storia, quella delle Aquile Randagie che lo affascina da sempre. Un sogno da anni chiuso nel suo cassetto e custodito come un gioiello prezioso, che di tanto in tanto timidamente provava a tirar fuori, cercando l’appoggio di qualche amico, compagno di strada, per farsi aiutare a realizzarlo.
Ci provò la prima volta da giovane novizio, ma il Clan aveva altri progetti.
Ci riprovò giusto giusto un anno dopo, e quello ancora, ma a venir realizzato era sempre il sogno di qualcun altro: che si trattasse di Santiago de Compostela, del Parco Nazionale d’Abruzzo o della Sicilia.
Ma quando teniamo davvero a qualcosa…..così anno dopo anno Andrea continuava a preparare il materiale: ora la cartina, ora le foto, ora i racconti di altri scout, ora le altimetrie, i sentieri migliori fino a che è arrivato il suo momento, e anche l’ultima occasione perché quest’anno è la sua ultima route, prenderà la Partenza e lascerà il clan, e quale miglior finale del suo percorso scout di una partenza presa nella Sua valle incantata?
Sarà stata l’accurata descrizione della route, organizzata in ogni dettaglio e presentata al clan in modo così dovizioso, sarà stato l’entusiasmo e la passione con cui ha parlato della valle con ognuno del clan, sarà che lo spirito delle Aquile randagie gli ha dato una mano, o forse che per la prima volta in quattro anni ha difeso quel sogno con più determinazione di quanto avesse mai fatto prima, sta di fatto che il suo clan ha deciso di aiutarlo…
Colico – campo scuola Kelly
Quindi eccoci qui, il 29 luglio alle 5.00 del mattino zaini in spalla alla stazione di Roccasecca ad aspettare il primo dei quattro treni che ci porterà all’imbocco del sentiero per la Val Codera.
È stata una giornata lunghissima. Poiché gli scout sono economi, per cercare di contenere la quota della route niente treni superveloci ma anche super-esosi… si viaggia col classico intercity in tariffa super super economica (l’avventura per fare i 18 biglietti a basso costo ve la racconto un’altra volta, ma vi lascio immaginare quante “passeggiate” fatte in agenzia viaggi ed in biglietteria …). Questo però significa oltre dodici ore di treno !!
Arriviamo a Colico praticamente al tramonto, stanchi come se avessimo camminato tutto il giorno, ma trepidanti per l’esperienza che ci aspetta. E anche se Codera ci vedrà solo domani, già qui assaporiamo un po’ di storia. Entriamo nella base scout Kelly – il luogo dove si imparava lo “scoutismo vero” [1].
Passare accanto alla cappella di s. Nicolao, calpestare quei prati che tanti scout hanno calpestato prima di noi, fare un tuffo nel lago alla spiaggetta, dormire nello chalet con i ghiri che ci osservano da dietro le travi, specchiarsi nelle acque del laghetto delle ninfee dove “nel vento che, scendendo dagli abeti, fa increspare le oscure acque dello stagno, [si può] decifrare la voce che narra la loro storia”[1] è un’emozione che non si può spiegare.
Capiamo il senso di quella frase introduttiva, letta in uno dei tanti libri che abbiamo usato per preparaci al meglio in questa route: “Non si tratta di rimpiangere o di celebrare: sarebbe stereotipato e sterile. Entra piuttosto anche tu nella storia di Colico per fare tuo il suo spirito di servizio e di gioia. A te, che coi tuoi vent’anni, ti stai affacciando al proscenio della tua vita di uomo o di donna , per lasciare la tua impronta di speranza e di amore” [1].
Alla base non siamo certo gli unici scout presenti, tra campi di reparto e vacanze di branco in corso, ci sono anche tanti altri clan di passaggio: qualcuno sta concludendo qui la route, qualcuno come noi inizierà domani la salita verso la valle.
Incontriamo quindi il clan dello Sciacca1 e del Napoli10, e come stile e consuetudine scout impongono non possiamo non decidere di fare un fuoco di allegria tutti insieme. Nel pieno spirito di fratellanza attorno ad un allegro e scoppiettante fuoco ci cimentiamo in canti e bans, racconti delle storie delle Aquile randagie e giochi vari. Non vorremmo mai lasciare questi amici e fratelli appena conosciuti ma a cui ci sentiamo legati da radici sogni ed ideali comuni, ma per tutti domani ci sarà da faticare quindi è proprio ora di intonare una preghiera ed un canto a Colui che ci accompagna sempre in queste avventure invocando la Sua protezione, salutarsi e stendersi a dormire.
Codera – base scout Centralina
Un’altra levataccia… è ancora buio e noi già stiamo rifacendo gli zaini. Sistemiamo lo chalet, salutiamo i ghiri che dalle travi hanno vegliato sul nostro sonno (per la verità qualcuno invece di dormire ha vegliato i ghiri!!) e ci incamminiamo. Attraversiamo Colico che si sta svegliando per prendere il treno diretti a Novate Mezzola. La strada ci porta sino alla prima cappelletta, da qui inizia il sentiero tra i castagni che ci porterà a Codera.
Si inizia subito in salita. Ce lo avevano descritto come un sentiero ripido e faticoso quasi interamente su gradoni. Non si è smentito. Ma che spettacolo!!
Faticoso il primo tratto, tutto a gradini: già gli altri lo conoscevano, per me invece era la prima volta che imboccavo una valle tanto impervia e strana. Eppure mi sentivo leggero, forse era il fascino segreto di quella valle così diversa dalle altre. [2]


La natura intorno, il lago sotto di noi, le vette dinanzi… ogni passo un’emozione. La natura ci appare già da subito in tutto il suo splendore. Arranchiamo un po’, ma perseveriamo nel cammino. E anche chi dopo la prima ora di salita già domanda “ma non doveva essere una valle – ergo in piano??” i sorrisi sui volti sono più dei brontolii.
Usciti dal bosco, sul sentiero scavato nella roccia che attraversa una cava abbandonata, si trova una seconda cappelletta che a detta della guida [3] indica anche la fine del tratto più faticoso.
Poco prima di pranzo arriviamo all’Avedee, un piccolo abitato di baite con una chiesetta ed una e da qui, la vista si apre e tra il fogliame degli alberi lungo il sentiero si scorge incastonato nel verde il borgo di Codera. Ancora un po’ di cammino da fare, stavolta i gradoni e la salita lasciano il passo ad un sentiero più dolce, parte in discesa, parte pianeggiante e a tratti sotto delle gallerie paramassi. Ed eccoci finalmente giungere nella piazza della chiesa di Codera.
C’è uno spiazzo di prato verde, dinanzi la chiesetta. Ci fermiamo per pranzare e per sentire il primo dei racconti delle Aquile Randagie [2] che le pattuglie hanno preparato.
Ci attende ancora un po’ di strada, attraversiamo tutto il paese e seguendo le indicazioni sul sentiero arriviamo alla base scout Centralina. Ad accoglierci il Custode.
Sistemiamo le tende e non resistiamo alla tentazione di immergerci nelle acque del fiume – fredde moltooo fredde – ma che ci ritemprano e ci regalano degli sprazzi di divertimento puro.
Iniziamo anche le attività preparate sul tema della route. “Dalla promessa alla partenza: il coraggio di vivere i valori scelti – sulle tracce delle aquile randagie”.
Con un gioco ci introduciamo nel primo argomento su cui vogliamo confrontarci: mettere a fuoco le priorità.
“Mettere in chiaro” è una faccenda che raramente si risolve con i ragionamenti. Ma quando “si cerca”, come voi fate, la quotidiana conoscenza di sè e degli altri, questa lascia a poco a poco filtrare una luce, verso la quale ci si incammina, e che basta per camminare diritto”[1].
Poi continuiamo sempre giocando a confrontarci con due delle leggi scout.


La sera uno dei momenti più forti almeno per questa giornata. Attorno al fuoco, con il sottofondo dello scrosciare del fiume, e per cielo un tetto di sfavillanti stelle, il Custode della base ci racconta delle Aquile Randagie e della Val Codera, dello stretto legame che gli ha uniti, del rapporto che ancora oggi questa valle ha con lo scoutismo. Di gesta semplici e di gesta eroiche, di quei ragazzi che come noi avevano un sogno e degli ideali ma che hanno davvero lottato per difenderli. Dei doni incommensurabili che hanno ricevuto dai valligiani, e della natura che ci ospita. Alcune storie le abbiamo già lette ma sentirle raccontare con tale sentimento e coinvolgimento è un’emozione tutta nuova, altre invece sono per noi “inedite”. Il Custode è gentilissimo, e si presta ad ascoltare le nostre domande, i nostri commenti. Chiudiamo l’incontro con uno dei canti “storici” che stasera intoniamo per la prima volta in questa route, ma che poi ci accompagnerà in tutto il cammino, dandoci forza, scandendo il passo, regalandoci risate e gioia … ma questo ancora non lo sappiamo mentre il vento scema nella notte le ultime note.
“ah io vorrei tornare anche solo per un dì,
lassù nella valle alpina,
lassù tra gli alti abeti ed i rododendri in fior
distendersi a terra e sognar…
portami tu lassù o Signore
dove meglio ti veda,
o portami tra il verde dei tuoi pascoli lassù
per non farmi scender mai più….”
Con questo spirito ed in questi scenari da fiaba, c’è anche la salita del noviziato in Clan…
Un anno fa circa i ragazzi del Noviziato hanno iniziato un percorso di scoperta e di esperienza della vita R/S. Hanno provato, concretamente, cosa significhino le parole Strada, Servizio e Comunità. E stasera sono stati chiamati a scegliere se salire o meno in Clan, manifestando la propria adesione ai valori e agli ideali del roverismo, impegnandosi, insieme con tutta la Comunità, ad esserne sempre testimoni sinceri e credibili.
Con una cerimonia essenziale ma intensa la comunità dei rover e delle scolte li ha accolti e si è sentita davvero al completo…
CONTINUA ....
[1] da Colico campo scuola su: www.scoutcolico.it/index.php/documenti/category/1-libri?...colico
[2] da L’inverno e il Rosario editrice Ancora Milano – scaricabile in pdf da sito http://www.emiroagesci.it/wp-content/uploads/2012/01/inverno_e_rosaio.pdf
[3] cfr La mia route in Val Codera su http://www.scoutcodera.it/index.php/download/percorsi